sabato 29 settembre 2012

Tatuaggi, rimozione più difficile nei fumatori



MILANO - Se mentre meditate di farvi un tatuaggio vi accendete l’ennesima sigaretta, forse vale la pena di riflettere ancora di più sulla scelta che state per fare. Uno studio italiano pubblicato sugli Archives of Dermatology, il primo ad aver analizzato i fattori che ostacolano un’efficace rimozione dei tatuaggi, ha infatti messo in luce che il fumo è uno di questi. «Anche con le tecniche più innovative e in un centro specializzato meno della metà dei tatuaggi si riescono a togliere del tutto con dieci sedute di trattamento» spiega Luigi Naldi, dermatologo degli Ospedali Riuniti di Bergamo che ha coordinato la ricerca. «E nemmeno dopo 15 si riesce a raggiungere la soglia del 75 per cento di successi». Dati che dovrebbero far pensare qual è il rischio che in futuro si possa cambiare idea.
LO STUDIO - Pare infatti che quasi la metà delle persone che si fanno tatuare prima o poi si pentiranno di aver voluto immortalare il ricordo del fidanzato o della squadra del cuore. Molti però sottovalutano disagi e costi che questo cambiamento di opinione necessariamente comporterà, e al contrario danno per scontato che le tecniche di oggi permettano di raggiungere sempre risultati soddisfacenti. «Non è così» dice Naldi, che con altri collaboratori ha esaminato le percentuali di successo su quasi 350 pazienti che si sono rivolti a uno dei più grandi centri specializzati di Milano, l’Istituto di chirurgia e laser-chirurgia in dermatologia (Iclid). Tutti sono stati trattati con la stessa tecnica, il laser detto Q-switched, che ormai è diventato il metodo standard in questi casi, da un unico operatore, Pier Luca Bencini, direttore scientifico e responsabile della sezione di dermatologia medica chirurgica ed estetica dell’istituto. In tal modo si è evitato di dover inserire una variabile in più legata alla manualità e all’abilità di diversi operatori. «Dai dati raccolti nella nostra indagine possiamo confermare che il giallo, il verde e il blu sono più difficili da togliere del rosso e del nero, come già era stato osservato in passato - prosegue l’esperto, presidente del Centro studi Gised per la ricerca in dermatologia -. Inoltre, come si può immaginare, i risultati sono tanto meno soddisfacenti quanto più ampia è l’area da trattare e maggiore l’intensità del colore». Fin qui, niente di strano.
MACROFAGI - Ma l’ampia casistica raccolta ha permesso di osservare altre caratteristiche che compromettono l’esito finale del trattamento, e tra questi uno dei più importanti, e inattesi, è appunto il fumo. «Non sappiamo esattamente come agisca il fumo di sigaretta, che è una miscela contenente moltissime sostanze diverse - prosegue il dermatologo -, ma possiamo formulare delle ipotesi sulla base del meccanismo con cui avviene la rimozione del tatuaggio». Il laser infatti non ha un effetto immediato. L’azione del raggio luminoso sui pigmenti innesca una reazione che libera calore, il quale, a sua volta, li demolisce in piccoli frammenti che devono poi essere asportati dai macrofagi, le cellule che fanno da spazzini dell’organismo. «Nei fumatori questo fenomeno, detto di fagocitosi, è meno efficiente». Il meccanismo potrebbe spiegare anche un’altra osservazione emersa dallo studio, che cioè scritte e disegni sulle gambe e sui piedi sono di solito più resistenti. «A questo livello è infatti più facile che ci siano difetti di circolazione che possono compromettere l’azione di macrofagi e altre cellule del sistema immunitario» prosegue Naldi. Un altro dato in contrasto con precedenti osservazioni è che i tatuaggi più difficili da togliere sono i più vecchi, che si riteneva invece fossero più facilmente eliminabili perché già un po’ sbiaditi. «Al contrario, sono quelli in cui si trovano maggiori difficoltà, probabilmente perché l’inchiostro è penetrato più profondamente dei tessuti, intorno ai pigmenti si possono essere formati processi fibrosi e il laser li raggiunge con maggiore difficoltà» conclude Naldi.
IL COMMENTO - Dai dati raccolti nel centro milanese emerge infine che i risultati sono migliori se si attende un paio di mesi tra una seduta e l’altra, in modo da dare tempo alle cellule di eliminare tutti i detriti tra un trattamento e l’altro. Ciò significa però che l’operazione è lunga e laboriosa, oltre che costosa. Se il costo di un tatuaggio di medie dimensione si aggira intorno ai 100 euro, questo è il costo medio di ognuna delle 10-15 sedute necessarie. E se per immortalare una scritta o un disegno ci si può mettere anche solo un’ora o due, per cancellarla potrebbe volerci un anno e mezzo, quando non di più.

martedì 25 settembre 2012

Fumo e disturbi affettivi


Introduzione. La prevalenza dei disturbi psichiatrici nei fumatori
appare molto elevata, tanto che un corpo crescente della letteratura
si è rivolto allo studio dell’associazione tra i principali disturbi
affettivi e la dipendenza da nicotina. Disturbi dell’umore (in
particolare il disturbo depressivo maggiore) e disturbi d’ansia (in
modo specifico il disturbo di panico con o senza agorafobia) sono
unanimemente riconosciuti come associati al fumo. La direzione
di questa relazione rimane, tuttavia, non completamente spiegata
portando i ricercatori a formulare più ipotesi eziopatogenetiche.
Scopo della rassegna è analizzare la letteratura scientifica recente
per conoscere in modo approfondito la relazione e direzione
dell’associazione tra disturbi affettivi e dipendenza da nicotina.
Materiali e metodi. Gli studi sono stati identificati cercando
articoli in lingua inglese, pubblicati dal 1960 al maggio 2012, su
MEDLINE, utilizzando le parole chiave: “smoking and anxiety”,
“smoking and depression”, “smoking and panic”, “smoking and
post-traumatic stress disorder”, “smoking and bipolar disorder”,
“smoking and obsessive compulsive disorder”.
Risultati. Dalla letteratura analizzata emerge una relazione significativa
tra la dipendenza da nicotina e la presenza di disturbi
affettivi (in particolare il disturbo di panico con o senza agorafobia
e il disturbo depressivo maggiore). Minore chiarezza ed omogeneità
nei risultati si ottiene quando viene indagata la direzione
di tale relazione.
Conclusioni. Ricerche di laboratorio e studi longitudinali sono fortemente
raccomandati al fine di studiare, con più precisione, la direzione
della relazione tra disturbi affettivi e dipendenza da nicotina.
Parole chiave: fumo di sigaretta, dipendenza da nicotina, disturbi
affettivi, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore
(Fonte: Per gentile concessione di Tabaccologia 4_2011)

lunedì 24 settembre 2012

Fumo, rischio triplicato di tumore per chi comincia a quindici anni

Chi comincia a fumare a 15 anni ha «una probabilità di morire di cancro tre volte maggiore rispetto a chi inizia 10 anni più tardi». È uno dei dati dello studio «Generazione in fumo, strategie per non cominciare, strumenti per smettere» presentato al Senato e curato dall'associazione I-think presieduta da Ignazio Marino. I NUMERI - È una "malattia" dilagante e difficile da combattere, quella del fumo tra i ragazzini: una sfida che diventa presto abitudine e si alimenta dell'illusione di sembrare più grandi, più "navigati". Nel nostro Paese, tra i 15 e i 24 anni, fuma il 15,9% dei maschi e il 21,8% delle femmine: circa un milione e mezzo di ragazzi e l'abitudine alla sigaretta in bocca tende a crescere tra le ragazze. Quasi il 90% dei fumatori inizia entro i 20 anni: troppo presto, visto che il rischio di ammalarsi di tumore aumenta di tre volte rispetto a chi inizia intorno ai 30. «La vita di un fumatore abituale è di circa 10 anni inferiore rispetto a quella di un non fumatore e il consumo di sigarette giornaliero medio di un ragazzo non si discosta significativamente da quello di un adulto» ha spiegato Marino. (...) (Fonte: Corriere della Sera)

Fallisce il referendum contro il fumo passivo

Zurigo (Svizzera), 23 set. - A larga maggioranza, gli elettori svizzeri hanno respinto la richiesta di estendere il divieto di fumo a tutti i luoghi di lavoro e gli spazi pubblici al chiuso, come chiesto dall'iniziativa popolare lanciato nel 2009, con il nome "Protezione dal fumo passivo". Un gran sollievo per il settore alberghiero e della ristorazione, che plaude al risultato del referendum. La quasi totalità dei 26 cantoni svizzeri, ad eccezione di Ginevra che ha votato con una lieve maggioranza a favore dell'iniziativa, ha rifiutato di rafforzare la tutela contro il fumo passivo. Secondo i risultati del voto diffusi dall'agenzia Ats, circa il 66% ha detto no a ulteriori misure restrittive. La Federazione della aziende svizzere ha definito "incoraggiante" il risultato. Una legge più severa contro i fumatori avrebbe "pesato sul settore", hanno sottolineato in un comunicato. Attualmente, la tutela dei non fumatori è molto eterogenea nella Confederazione: su 26 cantoni, otto beneficiano di una tutela totale dal fumo passivo, mentre 11 si accontentano di applicare la legge del 2010, che consente il fumo in locali separati.  (Fonte: TMNews)

lunedì 17 settembre 2012

Farmaco elimina dipendenza da nicotina


Nel nostro libro potrete trovare tutte le molecole attualmente utilizzate a supporto della disassuefazione, tra cui il vaccino allo studio negli Stati Uniti. Vi riferiamo comunque una news lanciata ieri dall'Agenzia di Stampa AGI:

(AGI) - New York, 15 set. - Un farmaco puo' bloccare un tipo di recettori della dopamina legati alla dipendenza da nicotina. Lo ha scoperto uno studio della sede veronese dell'Aptuit Centre for Drug Discovery and Development, un centro ricerche privato statunitense, pubblicato dalla rivista Neuropsychopharmacology.Il farmaco e' stato testato su babbuini e topi prima resi dipendenti, e a cui sono state fatte risonanze al cervello una volta ricevuta la terapia. I risultati sono definiti 'molto promettenti' dal comunicato dell'azienda, secondo cui presto inizieranno i test sull'uomo. La nuova ricerca si basa su studi precedenti che hanno mostrato che la nicotina rilascia dopamina, un ormone legato al senso di ricompensa, in alcune aree specifiche del cervello. Le scansioni hanno mostrato che il farmaco non evita questo fenomeno, ma fa in modo che i recettori della dopamina 'non si accorgano' della presenza dell'ormone: "Questi primi test hanno mostrato che e' possibile eliminare la dipendenza senza l'astinenza che di solito e' associata - scrivono i ricercatori - e dopo i test sull'uomo il farmaco potrebbe entrare a far parte di quelli usati per smettere di fumare".

Pacchetti bianchi? Ecco perché


La scelta di imporre pacchetti di sigarette anonimi, di colore bianco e senza immagini, fa parte di una scuola di pensiero anglosassone. Vi sono ricerche che dimostrano come la riduzione della appetibilità delle confezioni induca una minore tendenza all'acquisto. Così pure i pacchetti di sigarette non andrebbero esposti, nè i marchi pubblicizzati in alcuna forma. Insomma si ritiene, soprattutto per i più giovani, che non si dovrebbe proprio entrare in contatto in alcun modo con il mondo del tabacco" . In Australia e Nuova Zelanda queste proposizioni già trovano concreta realizzazione e fumare un pacchetto di sigarette è davvero proibitivo per il costo che viene imposto: oltre 20 dollari!
Fabio Beatrice

mercoledì 12 settembre 2012

Effetto Bogart: la sigaretta ha appeal


Milano, 7 set. (Adnkronos Salute) - Per chi è stato ragazzo a metà del secolo scorso, la sigaretta che Humphrey Bogart assaporava a mezza bocca in Casablanca ha rappresentato un mito. Un'immagine simbolo della Hollywood degli anni d'oro, finita più volte nel mirino degli scienziati che hanno accusato gli attori di allora di essere 'portavoci' di Big Tobacco. Ma l''effetto Bogart' è ancora vivo e non solo tra i baby-boomers: continua a far presa anche sui giovani d'oggi, come dimostra uno studio condotto negli Usa su quasi 2 mila studenti delle scuole superiori. La ricerca, pubblicata sul 'Journal of Adolescent Health', ha confermato che i teenager fumatori sono ancora i più popolari nel gruppo dei coetanei. Il fascino della 'bionda' associata alla notorietà resiste tra i figli dell'era salutista. "E' vero che in certe zone il battage antifumo è sicuramente servito a rendere il 'vizio' meno popolare, ma nella maggior parte dei casi non è così", avverte Thomas Valente, docente di medicina preventiva alla Keek School of Medicine dell'University of South California, a capo del team di ricerca. Oltreoceano, per esempio, ci sono gruppi etnici più fragili di altri. Non è un caso che lo studio abbia interessato alcune scuole di Los Angeles a netta prevalenza di 'latinos'.

Il commento del Dottor Beatrice: Il mito del'uomo duro con la sigaretta a mezza bocca o della donna bellissima che con mano affusolata si circonda di volute du fumo è un grande inganno gestito dai produttori a scopo di lucro sulla pelle dei cittadini. Bisogna fare chiarezza assoluta su questo: tutto ciò fa parte di una precisa strategia di mercato che si adegua ai tempi ed ai costumi dell'epoca. La questione è che fumare fa male, molto male e spingere questa dipendenza con la creazione di miti attraverso lo strumento pubblicitario, procura in tutto il mondo milioni di morti più o meno consapevoli : diciamolo,non è un bell'affare, tranne per chi ci giuadagna dei soldi . E poi è così vero che un fumatore o una fumatrice abbia del fascino legato proprio ala sigaretta? La puzza dove la mettiamo? E l'alito? E la pelle giallastra ?


Un tentativo di massa per smettere


Regno Unito. Qui tra pochi giorni parte “Stoptober”, dal 1° ottobre, una campagna governativa per incentivare gli 8.000.000 di fumatori a smettere dal loro vizio per un mese, nella convinzione che 4 settimane siano sufficienti per avere successo in una buona parte di quei 2/3 di pentiti di aver iniziato.

Il tentativo di massa sarà supportato da campagne su radio e tv, un servizio quotidiano di messaggistica, applicazioni per smartphone e roadshow in tutto il paese. Il costo della campagna sarà di 2 milioni di euro, a fronte dei 2,7 miliardi che ogni anno il servizio sanitario spende per curare i più di 400.000 ricoverati a causa dei problemi legati al fumo. E per spezzare quella spirale che conta 100.000 decessi annui, e 200.000 annui di neo-viziosi tra i giovani.

Il commento di Fabio Beatrice: La notizia è una conferma dell'importanza e dell'interesse che i Governi hanno a ridurre pesantemente la dipendernza da tabacco. E' oramai certo che smettere di fumare produce grandi guadagni per gli stati attraverso la riduzione dei costi per la salute dei fumatori. Si ritiene che per un fumatore in sistema sanitario spenda il 10-15% in più rispetto ad un non fumatore. Oltre mezzo milione di morti all'anno nella Comunità Europea : sono in buona parte donne ed uomini ancora in età lavorativa ... un danno certo per la produttività . Inuitle parlare dei costi umani: famiglie distrutte, figli che perdono precocemente i genitori. Sospendere un mese non è cessare ma l'investimento del Governo Inglese appare piuttosto una salutare scossa alle coscenze dei fumatori. Uno stato che vuol bene ai cittadini fa anche così.

martedì 11 settembre 2012

Settembre, il mese dei buoni propositi...


Insieme all'editore abbiamo voluto che il libro uscisse a settembre, il momento dei buoni propositi, si torna riposati e si programmano le attività. L'autunno è il mese ideale per prendere la decisione di smettere di fumare e riteniamo che la lettura del libro potrà far comprendere quante siano le insidie nascoste nelle 'bionde'. Si parla dei danni al cuore e del rischio di tumore al polmone, ma fumare danneggia ben altro: invecchia la pelle ed è il principale fattore di formazione delle rughe, interferisce nella cicatrizzazione e quindi è da evitare in qualsiasi tipo di intervento di chirurgia estetica, ha effetti dirompenti sulla fertilità e le mamme dovrebbero fare particolare attenzione: abbiamo sottolineato come fumare da soli in casa o in macchina, approfittando dell'assenza dei bambini sia inutile. Il fumo di terza mano infatti si deposita su tessuti, mobili, peluches, giochi e abiti ed entra in contatto con l'organismo del bambino tramite le mani e la bocca. Sigaretta bandita anche per chi vuole rimanere incinta: interferisce sia sulla fertilità di entrambi che sul successo delle tecniche di procreazione assistita, inoltre passa nel latte” spiega la giornalista. E chi fuma solo alle feste e magari non aspira nemmeno? “E' un 'social smoker' ossia fuma solo in compagnia ma ha un rischio molto alto di diventare un forte fumatore. Per riconoscere il proprio 'stile' abbiamo stilato un identikit dei vari tipi di tabagista”.

Nessun libro può dirvi COME smettere....

Per smettere di fumare sono necessarie motivazioni forti, spiegano gli autori e le sigarette sono inoltre un grande inganno di marketing e sono studiate per aumentare la dipendenza. Per questo il libro è innovativo. Non è un metodo per smettere di fumare, ma una guida scientificamente accurata per trovare da soli la propria motivazione. Uno strumento utile anche per chi vuole trovare gli argomenti giusti per convincere un adolescente a non iniziare o a smettere. Un libro, come spiega il dott. Beatrice, che “ho scritto perché vorrei operarne sempre meno”.

sabato 8 settembre 2012