mercoledì 31 ottobre 2012

Vuoi accendere tante candeline? Spegni la sigaretta!

Fonte: Yahoo Lifestyle
Qualcuno ha ancora dei dubbi sul potere distruttivo che il fumo apporta alla nostra longevità? Se così fosse, a fugarli ci pensano i risultati di uno dei più grandi studi sui danni del fumo, appena stati pubblicati sulla rivista Lancet.

A condurre l'imponente studio sulla cattiva coppia "donna-sigaretta", diretti da Sir Richard Peto, sono stati i ricercatori di Oxford, che hanno monitorato lo stato di salute e lo stile di vita di 1,3 milioni di donne di età compresa tra i 50 e i 65 anni di età, dal 1996 al 2001.
Le volontarie che hanno partecipato alla ricerca (che prende il nome di "Million Women"), erano composte da:
20% fumatrici;
28% ex-fumatrici;
52% non fumatrici.

I risultati dello studio
I dati che sono emersi dalla ricerca sono tanto chiari quanto preoccupanti (per le fumatrici, ovviamente).
Secondo i ricercatori, le fumatrici sono tre volte più a rischio di vita delle non fumatrici; i due terzi dei decessi dei fumatori dai 50 ai 70 anni, infatti, sono dovuti a patologie derivanti dal fumo.
La percentuale di rischio, ovviamente, è proporzionale al numero di sigarette fumate ma, percentuali alla mano, basta una sola sigaretta al giorno per "raddoppiare" il tasso di mortalità rispetto ai non fumatori.

Smettere di fumare allunga la vita
Dal Million Women, però, emergono anche dei dati rincuoranti, per chi decidesse di smetterla con le "bionde".
Chi, infatti, smette di fumare prima di arrivare a metà della propria vita, vive in media 10 anni in più rispetto a chi non perde il vizio.
Smettere di fumare intorno ai 30 anni, invece, riduce del 97% il rischio di morte prematura, mentre chi lo fa intorno ai 40 anni del 50%.

Anche il fumo passivo danneggia il cuore

Heart attacks dropped by one-third in one county in Minnesota after two smoke-free workplace ordinances went into place, a new study shows.
The lead researcher on the work said that decline was likely due to less secondhand smoke exposure in restaurants and bars, as smoke can trigger heart problems due to its effects on arteries and blood clotting.

But another tobacco expert questioned whether the drop in heart attacks could be clearly attributed to the two ordinances, which banned smoking in restaurants starting in 2002 and then in all workplaces, including bars, in 2007.

Researchers from the Mayo Clinic in Rochester, Minnesota found that in the 18 months before the first ordinance was enacted, the rate of heart attacks in Olmsted County was 151 for every 100,000 people. By the 18 months following the second ordinance, that fell to 101 per 100,000 people.

Dr. Richard Hurt said a few other studies, including one from Montana, have also suggested smoke-free workplace laws could impact heart attack rates.
(Fonte: Reuters 30 ottobre 2012)
Il commento del dottor Beatrice:
Lo studio dimostra che la richiesta dell'opinione pubblica a sostegno di norme che vietino il fumo anche il luoghi aperti come stadi e parchi non e' insensata. Purtroppo questo cozza con alcuni comportamenti privati,per esempio in meta' delle famiglie italiane si può fumare in casa dove si vuole. C'e bisogno di un aumento di consapevolezza e di crescita comune, collettiva, sull ' importanza del bene individuale salute. In ogni caso meno si e' esposti meglio e', sempre.

martedì 2 ottobre 2012

Le sigarette non sono di moda: ora si "svapa"


 Prendiamo spunto da un recente articolo del Corriere della Sera per fare alcune considerazioni sulle sigarette elettroniche: 
Ormai non va più di moda fumare: nel nuovo millennio, si svapa. La sigaretta elettronica si sta pian piano affermando come alternativa molto dolce, a volte agrumata, speziata e, soprattutto, meno costosa della classica «siga». Almeno, a vedere come stiano crescendo, tra le strade milanesi e di provincia, i negozi dedicati esclusivamente a questa tipologia che si propone di sostituire il tabacco classico. «C'è stato un vero boom dei negozi di e-sig - racconta Nicky, titolare della Smoke House di Paullo, l'ultimo nato sul suolo milanese-. Se si pensa a quanti tabaccai esistono in Italia, non spaventa di certo la concorrenza». Attribuita al cinese Hon Lik, la e-sig, ha trovato consenso sempre più diffuso anche in Italia e, come testimoniano i diversi negozi fisici aperti in città, anche tra i milanesi (sul sito esigarettaportal.it ne sono elencati, tra Milano e provincia, ben 28). Ma come funziona? Esiste un kit con sigaretta e caricabatteria. L'attivazione può essere manuale (con un pulsante sul lato della batteria) o automatico (al momento del tiro). È la batteria, posta all'estremità della sigaretta, a fornire energia all'atomizzatore che scalda il liquido contenuto nella cartuccia: questo si vaporizza ed esce dal buco posto sulla cartuccia, finendo nella bocca del fumatore. La sigaretta elettronica quindi non brucia e non si consuma. E la nicotina dalla quale i fumatori non riescono a farne a meno? Nei negozi specializzati si può trovare una vasta gamma di liquidi ai sapori più disparati: dal cioccolato alla vaniglia, dai mirtilli al tabacco e con differenti contenuti di nicotina (da 0mg, 4mg, 8mg, 9mg, 18mg). Chi volesse smettere di fumare scende, così, in modo graduale acquistando il flacone con, via via, sempre meno nicotina. Salta all'occhio la mancanza di catrame e di tabacco tra le precise indicazioni degli ingredienti riportate sui flaconi. «Sono numerosi anche i produttori italiani di questi liquidi aromatizzati, composti da glicole propilenico e glicerina vegetale, che si attengono alle disposizioni CEE e che sono approvate dal Ministero della Salute - spiega il titolare di Smoke House-». Chi entra in questi negozi? Una consistente ed eterogenea clientela composta da una parte da coloro che vorrebbero smettere di fumare e dall'altra da chi, amante della gestualità, vorrebbe fumare in modo differente. E dal punto di vista economico, visti i tempi, conviene più fumare o svapare? Il responsabile di Officine Svapo di Corso di Porta Romana, solito a trattare con una clientela «medio-alta di professionisti ma anche con parecchi taxisti», racconta come lo svapo regali al fumatore il medesimo appagamento della fumata. «La sensazione è identica al classico hit, ovvero al colpo in gola che il fumatore cerca. Esistono kit dai 35 fino ai 90 euro in funzione di prestazioni che variano dal calore del fumo, l'intensità dell'aroma e, sostanzialmente, l'appagamento in generale. Il componente più delicato è l'atomizzatore che costa 15 euro e ha una durata di almeno un paio di mesi». Nocive o no? Secondo una ricerca di cardiologi le e-cig sono innocue sia per cuore sia per arterie, mentre un altro studio afferma che dopo dieci minuti di boccate della sigaretta elettronica sia possibile evidenziare una broncocostrizione. Per cautela, sui flaconi contenenti nicotina, il Ministero della Sanità ha chiesto a tutti i produttori di sigarette elettroniche di evidenziare la frase «Tenere lontano dalla portata dei bambini». Me nei locali pubblici si può svapare? È ancora il titolare di Smoke House di Paullo a toglierci la curiosità: «Non esiste una legislazione in merito. È ovvio, però, che svapare, in un locale pubblico, un liquido con nicotina potrebbe arrecare fastidio. Pensiamo se nel medesimo ristorante solo 10 clienti cominciassero a fumare e-sig: oltre al diffondersi dell'odore della nicotina, ci sarebbe inevitabilmente un continuo esalare di profumi e fragranze magari poco gradite. Tutto sta alla buona educazione»
Il commento di Fabio Beatrice : "Chiariamo che sigaretta elettronica e svape sono la stessa cosa. L'entusiasmo dei fumatori verso la novità del momento non va considerata negativamente. E' auspicabile che faccia parte di un reale desiderio di gettare alle ortiche l 'idea del fumo piu' in generale. Certo che si vanno già registrando i primi litigi tra chi svapa al cinema e chi non e' d'accordo. Penso che fumare le 'elettroniche' 
abbia senso nell' ambito di un percorso di disassuefazione, se ciò non avviene, e' altamente probabile che il fumatore si ritrovi abbastanza rapidamente a riaccendere le sue sigarette vere avendo peraltro speso una bella cifra in vapore anziché in fumo!"
Il commento di Johann Rossi Mason: "Va detto che le sigarette elettroniche non sono tutte uguali: alcune prevedono solo aromi nelle cartucce di vapore, altre contengono vera e propria nicotina. Sono le prime allora a poter aiutare il fumatore a superare l'aspetto gestuale che vede l'esigenza di tenere qualcosa tra le mani'. Il problema è poi che le quantità di nicotina non sono sempre indicate e questo a mio parere dovrebbe essere oggetto di una maggiore attenzione dal punto di vista sanitario. Al momento il settore è completamente privo di regole e alcune campagne pubblicitarie vanno contro all'idea che la 'svapa' sia uno strumento di ausilio per smettere, al contrario, induce a credere che avere una sigaretta tra le labbra sia attraente e 'cool'. Un approccio che andrebbe regolato meglio per non rischiare che rappresenti un percorso inverso: dalla sigaretta elettronica a quella vera." 

lunedì 1 ottobre 2012

Stadi smoke free, divieto dal 2013

A partire dalla prossima stagione potrebbe essere vietato fumare negli stadi: l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Viminale ha approvato nella riunione di oggi un ordine del giorno in cui si introduce il divieto. Il provvedimento non è comunque ancora operativo e dovrà essere discusso con tutte le parti interessate. L'obiettivo dell'Osservatorio è quello di arrivare ad una sperimentazione già all'inizio della prossima stagione. Il divieto, se verrà introdotto, riguarderà tutte le serie professionistiche e sarà valido in tutti gli impianti a norma.
LEGGE - Al momento non c'è nulla di operativo, si affrettano a precisare dal Viminale. Anche perché‚ per introdurre un simile divieto servirebbe una norma di legge senza la quale sarebbe impossibile applicare le eventuali sanzioni previste in caso di violazioni o stabilire a chi attribuire la facoltà di effettuare i controlli negli impianti. Per rendere operativo il provvedimento, ha spiegato il senatore del Pd Ignazio Marino,si potrebbe «inserire un emendamento di questo tipo nell'iter del "decretone" sanitario». (Fonte: Corriere.it) 

Milano: niente fumo nei parchi giochi

(ANSA) - MILANO, 30 SET - Niente fumo a Milano in 100 aree gioco per i bimbi nei parchi della citta': il Comune ha terminato di posizionare i cartelli con l'avviso. 'Questo e' uno spazio dei bimbi! Vi invitiamo a non fumare (Grazie)' e' quello che per ora e' solo un invito ma in futuro diventera' qualcosa di piu'. ''Entro ottobre - ha promesso l'assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino - portero' all'attenzione della Giunta il provvedimento con cui introdurremo un limite al fumo nelle aree gioco''.

Il commento di Johann Rossi Mason: "E' un'ottima iniziativa a patto che il divieto venga fatto rispettare. Il nostro auspicio è che fumare sia vietato anche nelle aree esterne delle scuole e degli ospedali. Nel caso delle scuole il motivo è duplice: evitare il più possibile l'esposizione al fumo passivo dei più piccoli e diminuire l'esempio negativo di un adulto di riferimento come l'insegnante che si accende la sigaretta'. 
Ora va vista l'adesione dei cittadini milanesi che hanno la possibilità di dimostrare la civiltà e il rispetto della salute dei più piccoli. 

sabato 29 settembre 2012

Tatuaggi, rimozione più difficile nei fumatori



MILANO - Se mentre meditate di farvi un tatuaggio vi accendete l’ennesima sigaretta, forse vale la pena di riflettere ancora di più sulla scelta che state per fare. Uno studio italiano pubblicato sugli Archives of Dermatology, il primo ad aver analizzato i fattori che ostacolano un’efficace rimozione dei tatuaggi, ha infatti messo in luce che il fumo è uno di questi. «Anche con le tecniche più innovative e in un centro specializzato meno della metà dei tatuaggi si riescono a togliere del tutto con dieci sedute di trattamento» spiega Luigi Naldi, dermatologo degli Ospedali Riuniti di Bergamo che ha coordinato la ricerca. «E nemmeno dopo 15 si riesce a raggiungere la soglia del 75 per cento di successi». Dati che dovrebbero far pensare qual è il rischio che in futuro si possa cambiare idea.
LO STUDIO - Pare infatti che quasi la metà delle persone che si fanno tatuare prima o poi si pentiranno di aver voluto immortalare il ricordo del fidanzato o della squadra del cuore. Molti però sottovalutano disagi e costi che questo cambiamento di opinione necessariamente comporterà, e al contrario danno per scontato che le tecniche di oggi permettano di raggiungere sempre risultati soddisfacenti. «Non è così» dice Naldi, che con altri collaboratori ha esaminato le percentuali di successo su quasi 350 pazienti che si sono rivolti a uno dei più grandi centri specializzati di Milano, l’Istituto di chirurgia e laser-chirurgia in dermatologia (Iclid). Tutti sono stati trattati con la stessa tecnica, il laser detto Q-switched, che ormai è diventato il metodo standard in questi casi, da un unico operatore, Pier Luca Bencini, direttore scientifico e responsabile della sezione di dermatologia medica chirurgica ed estetica dell’istituto. In tal modo si è evitato di dover inserire una variabile in più legata alla manualità e all’abilità di diversi operatori. «Dai dati raccolti nella nostra indagine possiamo confermare che il giallo, il verde e il blu sono più difficili da togliere del rosso e del nero, come già era stato osservato in passato - prosegue l’esperto, presidente del Centro studi Gised per la ricerca in dermatologia -. Inoltre, come si può immaginare, i risultati sono tanto meno soddisfacenti quanto più ampia è l’area da trattare e maggiore l’intensità del colore». Fin qui, niente di strano.
MACROFAGI - Ma l’ampia casistica raccolta ha permesso di osservare altre caratteristiche che compromettono l’esito finale del trattamento, e tra questi uno dei più importanti, e inattesi, è appunto il fumo. «Non sappiamo esattamente come agisca il fumo di sigaretta, che è una miscela contenente moltissime sostanze diverse - prosegue il dermatologo -, ma possiamo formulare delle ipotesi sulla base del meccanismo con cui avviene la rimozione del tatuaggio». Il laser infatti non ha un effetto immediato. L’azione del raggio luminoso sui pigmenti innesca una reazione che libera calore, il quale, a sua volta, li demolisce in piccoli frammenti che devono poi essere asportati dai macrofagi, le cellule che fanno da spazzini dell’organismo. «Nei fumatori questo fenomeno, detto di fagocitosi, è meno efficiente». Il meccanismo potrebbe spiegare anche un’altra osservazione emersa dallo studio, che cioè scritte e disegni sulle gambe e sui piedi sono di solito più resistenti. «A questo livello è infatti più facile che ci siano difetti di circolazione che possono compromettere l’azione di macrofagi e altre cellule del sistema immunitario» prosegue Naldi. Un altro dato in contrasto con precedenti osservazioni è che i tatuaggi più difficili da togliere sono i più vecchi, che si riteneva invece fossero più facilmente eliminabili perché già un po’ sbiaditi. «Al contrario, sono quelli in cui si trovano maggiori difficoltà, probabilmente perché l’inchiostro è penetrato più profondamente dei tessuti, intorno ai pigmenti si possono essere formati processi fibrosi e il laser li raggiunge con maggiore difficoltà» conclude Naldi.
IL COMMENTO - Dai dati raccolti nel centro milanese emerge infine che i risultati sono migliori se si attende un paio di mesi tra una seduta e l’altra, in modo da dare tempo alle cellule di eliminare tutti i detriti tra un trattamento e l’altro. Ciò significa però che l’operazione è lunga e laboriosa, oltre che costosa. Se il costo di un tatuaggio di medie dimensione si aggira intorno ai 100 euro, questo è il costo medio di ognuna delle 10-15 sedute necessarie. E se per immortalare una scritta o un disegno ci si può mettere anche solo un’ora o due, per cancellarla potrebbe volerci un anno e mezzo, quando non di più.

martedì 25 settembre 2012

Fumo e disturbi affettivi


Introduzione. La prevalenza dei disturbi psichiatrici nei fumatori
appare molto elevata, tanto che un corpo crescente della letteratura
si è rivolto allo studio dell’associazione tra i principali disturbi
affettivi e la dipendenza da nicotina. Disturbi dell’umore (in
particolare il disturbo depressivo maggiore) e disturbi d’ansia (in
modo specifico il disturbo di panico con o senza agorafobia) sono
unanimemente riconosciuti come associati al fumo. La direzione
di questa relazione rimane, tuttavia, non completamente spiegata
portando i ricercatori a formulare più ipotesi eziopatogenetiche.
Scopo della rassegna è analizzare la letteratura scientifica recente
per conoscere in modo approfondito la relazione e direzione
dell’associazione tra disturbi affettivi e dipendenza da nicotina.
Materiali e metodi. Gli studi sono stati identificati cercando
articoli in lingua inglese, pubblicati dal 1960 al maggio 2012, su
MEDLINE, utilizzando le parole chiave: “smoking and anxiety”,
“smoking and depression”, “smoking and panic”, “smoking and
post-traumatic stress disorder”, “smoking and bipolar disorder”,
“smoking and obsessive compulsive disorder”.
Risultati. Dalla letteratura analizzata emerge una relazione significativa
tra la dipendenza da nicotina e la presenza di disturbi
affettivi (in particolare il disturbo di panico con o senza agorafobia
e il disturbo depressivo maggiore). Minore chiarezza ed omogeneità
nei risultati si ottiene quando viene indagata la direzione
di tale relazione.
Conclusioni. Ricerche di laboratorio e studi longitudinali sono fortemente
raccomandati al fine di studiare, con più precisione, la direzione
della relazione tra disturbi affettivi e dipendenza da nicotina.
Parole chiave: fumo di sigaretta, dipendenza da nicotina, disturbi
affettivi, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore
(Fonte: Per gentile concessione di Tabaccologia 4_2011)